martedì 30 settembre 2014 | By: Unknown

A clean mind in disguise



Ricordo ancora l'incipit di Bassotuba non c'è di Paolo Nori, letto su una panchina della stazione di Mola mentre aspettavo il mio ragazzo dell'epoca: "Io sono quello che non ce la faccio". Geniale (solo l'incipit ché il resto del libro, a mio parere, è tutto un po' una presa per il). Oggi lo voglio fare mio, quell'incipit, e trasformarlo. Io sono quella che ce la faccio. "Tu sei una che corre" mi dice sempre quella persona splendida che è il mio migliore amico, ed è vero. Corro, sempre, anche troppo. Non riesco a fare una cosa per volta, mai. Anche in questo momento: sto scrivendo il post e intanto leggo gli ultimi post di tre blog e ascolto Ultraviolence e commento su feisbuc come se non ci fosse un domani. Ho trenta libri in lettura e da quando mi sono messa in testa il pallino del dottorato la mia stanza è esplosa. Libri, libri ovunque: sulle scrivanie (ne ho due, ovviamente), sulle mensole, sul comodino, sul termosifone. Sono disordinata nella testa. Pixie di Rookie diceva "A messy room is just a clean room in disguise" e, se sostituiamo room con mind, abbiamo il mio caso. Eppure mi piaccio così. Quella come me è gente che nel 90% dei casi, per far troppe cose contemporaneamente, non fa niente. Però c'è il 10%. Quel meraviglioso 10% in cui riesci a fare millemila cose e ti riescono tutte bene ed è splendido che sia così. Mi piace, il mio disordine. Non riuscirò mai a studiare come si deve: mi ammazzerò di studio due giorni prima dell'esame. Non leggerò un libro per volta ma trenta. E intanto domani ricomincia l'università e non so com'è che sono arrivata a ventidue anni ma ho ancora l'adrenalina da primo giorno di scuola. Quand'è che si smette di essere bambini? Dio benedice gli inizi, la bellezza, i grandi sogni. Benedirà domani e i due anni che seguiranno fino alla prossima corona d'alloro e Auguri dottoressa e un'altra tesi su Olivetti. Bellissimo poter dire "domani". Bellissimi i verbi coniugati al futuro - purché sia semplice ché l'anteriore è un passato già finito e nemmeno ce ne siamo accorti.

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